
C’era una volta una ragazza bellissima, dalla lunga chioma argentea e un sorriso che scaldava l’anima. Aveva anche una pelle bianchissima e due occhi talmente luminosi che un uomo avrebbe rischiato di restarne accecato, se prima di ammirarli non avesse indossato gli occhiali scuri! Si chiamava Luce, ed era la figlia del Sole.
Suo padre era orgoglioso di lei. Ne era anche molto geloso, e le aveva dato ordine di non mischiarsi nella vita, tra quella bizzarra gente che solcava le terre e le acque del mondo.
“Gli uomini sono inaffidabili,” diceva, “rovinano tutte le cose belle! Secondo il mio amico Mare non fanno che buttare rifiuti tra i suoi flutti. Anche la signorina Aria è d’accordo. Si lamenta che le gettano continuamente addosso una roba nera e fumosa, così penetrante che sporca e buca il suo bel vestitino fatto di ozono, e ogni volta è costretta a rattopparselo. Fai come me, restane lontano.”
Ma Luce iniziava a sentirsi sola. Non le bastava più la compagnia delle Nuvole, tanto più che queste non facevano altro che raccontarle di quegli strani labirinti che gli uomini avevano creato e chiamavano città. Voleva scendere a dare un’occhiata. Fu per questo che un giorno disobbedì al padre.
Gli uomini erano sì affascinati da quella strana creatura così luminosa, ma soprattutto ne erano impauriti.
“Per essere bella è bellissima, ma come fa ad avere la pelle così bianca? Se fosse malata?” chiedeva uno.
“Se fosse radioattiva?” diceva un altro.
“Se fosse pericolosa?”
“Se fosse stata mandata dai nostri nemici per accecarci tutti?”
Luce avrebbe voluto spiegar loro che non avevano nulla da temere, ma non glielo permisero.
Gli uomini la cacciarono via in malo modo minacciando che, se si fosse fatta rivedere, l’avrebbero imprigionata in un’alta torre buia.
Anche il Sole, quando seppe cos’era successo, si arrabbiò moltissimo!
Iniziò a cercare Luce dappertutto e, qualora l’avesse trovata, le avrebbe dato la punizione che meritava.
Lei capì che il padre la stava cercando quando vide il Sole diventare sempre più splendente. Brillava così tanto che quasi non esistevano più ombre. Le intenzioni del padre erano chiare: illuminare tutto il creato pur di non darle modo di nascondersi!
Luce, scappando dagli uomini, era finita sulla spiaggia.
“Ora cosa faccio?” pianse davanti al mare.
“Che succede?” si sentì chiedere.
Era un bellissimo giovane, alto e biondo e dalla pelle bluastra. Sembrava diverso dagli uomini che l’avevano minacciata. Riusciva a guardarla negli occhi senza bisogno degli occhiali da sole, e non aveva paura di lei. Anzi, ne sembrava affascinato.
“Sono il figlio del Mare” si presentò. “Posso aiutarti?”
Luce gli spiegò tutto.
“Mio padre è molto amico del Sole. Andrò a parlargli e gli chiederò di calmarlo. Nel frattempo faresti bene a nasconderti.”
“E come faccio? Il mondo è diventato troppo luminoso affinché nessuno possa notarmi!”
“Ma no, sei solo troppo visibile! La tua luce e la tua bellezza si scorgerebbero lontane un miglio! Però la tua pelle è bianchissima, e il bianco racchiude tutti i colori. Devi solo imparare a usarli uno alla volta, e non tutti insieme. Per esempio, potresti diventare azzurra, per nasconderti tra le acque del mare. Oppure verde, per mimetizzarti tra le foglie”.
E Luce così fece. Diventò verde, e andò a nascondersi nel bosco.
Sole capì il trucco e il raggiro della figlia lo irritò ancora di più. Voleva stanarla dal bosco e punirla, ma tutto quel verde lo confondeva! Allora decise di mandare raggi così ardenti da provocare un incendio, bruciando tutte le foglie.
“Oddio, cosa faccio ora? Se esco dal bosco mi scoprirà, se resto morirò bruciata!”
Ma il figlio del Mare aveva visto tutto e iniziò a sommergere il bosco di onde grandi, ma così grandi, da neutralizzare l’incendio.
Nel frattempo Mare, conosciuta dal figlio tutta la storia, andò a chiamare l’unica che, secondo lui, sarebbe stata in grado di rabbonire il Sole: Cielo, la madre di Luce.
“Cosa stai facendo? Non vuoi più bene a tua figlia?”
“Mi ha disubbidito. Rischiava di mettersi nei guai andando a vivere tra gli uomini” provò a spiegarsi Sole.
“Se non vuoi che si metta nei guai, perché gliene stai procurando di peggiori? Ha capito la lezione, ora basta. Lasciale vivere la sua vita” disse Cielo con gentilezza, ma anche con decisione. Riuscì a convincerlo.
Luce andò a vivere all’Orizzonte assieme al figlio del Mare.
Così lontana, filtra solo un millesimo della sua bellezza e gli uomini non ne hanno più alcun timore.
Anzi ce ne sono tanti, così affascinati da quella lucentezza che traspare all’Orizzonte, che restano ore a guardarlo.
Qualche volta Luce torna a trovare il padre. Ma, da lassù, manda i suoi colori al figlio del Mare per ricordargli il suo amore. E il figlio del Mare risponde mandando verso di lei goccioline d’acqua.
La luce di lei e le gocce di lui generano un ponte che riunisce il loro amore.
Perciò, ora lo sai: l’Arcobaleno è il modo che Luce e il figlio del Mare hanno per dirsi “ti amo” quando sono lontani.
Eudes Caliendo
Un racconto bellissimo, dolce e pieno d’amore!
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