I colori ritrovati

Giulia 8 anni (Italia)

In un tempo lontano nel passato, o forse nel futuro, il mondo era un posto inospitale. Enormi nuvole grigie coprivano il cielo. Erano fatte di polvere e di smog, tanto maligne che si aveva l’impressione di vederle sogghignare, soddisfatte. Sotto di esse si stendeva un territorio arido e desolato, dove i raggi del sole non arrivavano e le persone vivevano in una semioscurità perpetua, priva di luce e di gioia.

Era così da molto tempo, tanto che nessuno ricordava più come fosse il sole, il colore di un prato verde o la forma di una rosa. La vegetazione era di un giallo pallido, gli alberi crescevano sottili e altissimi, nel vano sforzo di cercare la luce, mentre i fiori non esistevano, così come le api e le farfalle.

Le uniche creature a prosperare erano quelle notturne o abituate ai luoghi inospitali come i deserti. Per questo tutti gli esseri umani vivevano nelle città, che erano più sicure, anche se grigie e polverose come il resto. Dai comignoli e dalle ciminiere un fumo denso saliva verso il cielo a ingrossare le nuvole, che parevano spalancare grandi bocche avide per nutrirsene.

Le persone non ci facevano caso: i loro pensieri erano grigi e piatti come il resto. Anche le loro facce erano grigie, e grigi erano i vestiti, e i cibi sulla tavola.

Alla periferia di una di queste città, in una casetta grigia, viveva Maria. Quel giorno aveva deciso di andare al parco, quindi indossò il suo vestitino grigio e si pettinò le trecce grigie. Nello specchio però i suoi occhi risaltavano azzurri. Era un’anomalia che aveva fin dalla nascita; un colore che non si poteva paragonare a niente, dato che non esisteva nient’altro che fosse azzurro. Questo faceva sì che gli altri bambini avessero paura di lei e la evitassero, perciò finiva spesso per giocare da sola.

Prese la sua bicicletta grigia e percorse la stradina verso un grande giardino pubblico, una vasta distesa di erba ingiallita da cui spuntava qui e là qualche albero secco. Alcuni bambini stavano giocando a pallone, ma le loro voci erano basse e monotone, quasi si fossero adattate anch’esse all’atmosfera cupa in cui vivevano.

Maria imboccò un vialetto poco frequentato, che portava sulle rive di uno stagno. Qui, qualche giorno prima, aveva fatto una scoperta: un germoglio di un colore verde vivace, mai visto prima. Non l’aveva detto a nessuno, perché temeva che fosse una stranezza dovuta ai suoi occhi colorati e che nessun altro l’avrebbe visto.

Il germoglio però non solo c’era ancora, ma era cresciuto, e sulla sua cima era spuntato qualcosa di ancora più vistoso. Se Maria avesse conosciuto la parola, l’avrebbe chiamato “fiore” e avrebbe definito giallo il suo colore. Quando si avvicinò, dal fiore si alzò in volo una bestiola dalle strisce gialle e nere, anch’essa mai vista.

La bambina scappò via, intimorita, ma tornò nei giorni seguenti. Vide così che intorno allo stagno erano spuntati altri fiori, ma la cosa più incredibile era lo stagno stesso: azzurro. Maria guardò in su e si accorse di un buco tra le nubi, oltre cui si intravedeva lo stesso colore riflesso nell’acqua. Incapace di trattenere l’emozione, corse a chiamare la sua famiglia.

Essi vennero a vedere, e dopo portarono anche gli amici e i conoscenti. In poco tempo sulle rive dello stagno di radunò una folla, che guardava incredula quello spettacolo. I bambini furono i primi ad avvicinarsi ai fiori, da cui si alzarono in volo api e, meraviglia nella meraviglia, farfalle variopinte.

A quel punto gli adulti si accorsero di una cosa ancora più strana: i bambini che erano corsi a vedere si stavano colorando. I loro occhi non erano più grigi ma verdi, nocciola o azzurri; le guance avevano assunto sfumature rosate.

Nei giorni seguenti sempre più gente venne a vedere, e sempre di più furono quelli che osarono avvicinarsi al lago e finirono per colorarsi, tanto che Maria non si sentì più strana. Non tutti erano convinti che fosse una cosa buona, alcuni la credevano una malattia. Fu Maria a dire, esasperata: «Come, non vedete? È così che le cose dovrebbero essere. Lo sono sempre state, eravamo noi a non vederle, a causa del fumo e della polvere».

Un giorno però quando le persone raggiunsero lo stagno restarono deluse: il cielo si era richiuso, l’acqua era tornata grigia, e i fiori stavano appassendo. Allora andarono dal sindaco e pretesero che tutti i fumi fossero eliminati, in modo da non nutrire più le nuvole maligne e poter vedere ancora quegli strabilianti colori.

Il sindaco, per evitare una rivolta, finì per accontentarli, e dopo qualche tempo tornarono a crearsi dei buchi tra le nubi. Sempre più persone riuscirono a vedere il cielo, e i fiori si diffusero ovunque. La voce si sparse nelle città vicine, e anche loro vollero provare. Le nubi smisero così di sogghignare e si dissolsero quasi del tutto. Erano però sempre in agguato, pronte a riformarsi. I bambini strinsero un accordo per stare di sentinella e impedire che succedesse. Tutti loro ormai avevano occhi colorati, molti dello stesso azzurro di Maria, un colore che finalmente potevano paragonare a qualcosa.

Laura Baldo

Pubblicato da Piccoli Grandi Sognatori

Progetto creativo e dinamico per grandi e piccini. Immagini e parole a servizio della fantasia.

3 pensieri riguardo “I colori ritrovati

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto Twitter

Stai commentando usando il tuo account Twitter. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: