Un circo da sogno

Mattia 7 anni (Italia)

L’estate era cominciata! Tutta la famiglia era arrivata al mare la mattina stessa quando l’aria era ancora frizzante di promesse. Mentre la mamma e la nonna si occupavano di distendere gli asciugamani sulla sabbia per godersi il primo sole caldo, Mirko era sgattaiolato via, curandosi di prendere un panino per merenda.

Aveva giocato tutto il giorno a pallone: rivedere i suoi amici lo aveva emozionato molto, e inseguire la palla insieme lo aveva fatto sentire di nuovo un supereroe, che riusciva a correre più veloce del vento ogni volta che segnava un punto.

Il sole era alto nel cielo e lo abbagliava. Udì delle grida e s’immaginò  che Giulio aveva dato un calcio alla palla tanto forte da farla volare fuori dalla pineta. Gli amici erano rimasti impietriti nel sentire qualche clacson acuto allarmarsi, e avevano ipotizzato che il pallone fosse finito sulla strada che portava alla città.

Era bastato uno scambio di occhiate per capire quello che tutti e cinque i ragazzini stavano pensando: le loro mamme avevano vietato di avvicinarsi alla strada da soli, perciò decisero di andare insieme.

Avevano approfittato di un momento di calma nel rapido sfrecciare delle macchine, e sfidando il caldo che ai loro occhi piegava e faceva sbiadire i contorni dei margini dell’asfalto, avevano attraversato velocemente la strada, ritenendosi salvi soltanto quando erano arrivati sul mattonato che indicava l’inizio della città dove ritrovarono la palla. Mancavano ancora molti chilometri al centro, ma ormai avevano attraversato la strada e si erano lasciati alle spalle le spiagge e la pineta fresca e ombreggiata. Con il pallone sotto il braccio Mirko decise di proseguire per quella via e di fermarsi poi a giocare nella piazza principale.

Rimasto indietro, uno dei ragazzi si tolse  la maglietta e l’agitò sopra la testa a mo’ di bandiera per attirare l’attenzione di Mirko. Quando furono di nuovo tutti insieme notarono in lontananza quella che sembrava una casa rossa fatta di tende che ondeggiavano al vento. Tutti i suoi abitanti in quel momento erano fuori, all’aperto, alcuni seduti, altri a saltellare in modo particolare.

Mirko e i suoi amici erano indecisi sul da farsi: la prima regola per tutti era non avvicinarsi a persone che non conoscevano, ma la curiosità fu più forte e decisero di dirigersi in quella direzione, osservando quella strana casa e la gente che vi abitava.

Più si avvicinavano più scorgevano le fattezze di un enorme tendone, a strisce gialle, rosse e blu, che sembrava avere abbastanza spazio per un palcoscenico e una platea con almeno cinquanta posti. 

Una donna in un lungo abito viola, con capelli neri che le ricadevano sulle spalle, stava addestrando una scimmia in un numero acrobatico mentre un uomo con un bianco turbante e lunghi baffi affusolati suonava per far uscire da una cesta un serpente.

I bambini ne rimasero affascinati: il circo era arrivato in città! 

Corsero nel prato, sperando di passare inosservati, e nel frattempo abbracciavano ogni cosa potessero con lo sguardo: il recinto dei cammelli, la gabbia dei leoni, ma soprattutto lo spazio dedicato alle scimmie che se ne stavano arrampicate su finti tronchi d’albero a mangiare pezzi di frutta con un’espressione soddisfatta sul viso. 

Una di queste, si lisciò la peluria color sabbia e avvicinandosi di più ai bambini allungò una mano e rubò loro la palla.

Mirko mosse il braccio con uno scatto per sottrarle quanto aveva recuperato con fatica, ma perse l’equilibrio e indietreggiando andò a sbattere contro qualcosa che era dietro le sue spalle. Si voltò e si scontrò con la donna con i capelli neri che poco prima era intenta ad addestrare la scimmia. Dopo averlo salutato, chiese la mano di Mirko perché potesse leggerne il palmo e sentenziò:

— Stai per affrontare un avvenimento inaspettato, a quanto pare. — gli prese la mano tra le sue, richiudendola e poi continuò. — Vi offro un giro gratis con me nel circo in cambio della palla che piace tanto alle mie scimmie. 

Seguì un momento di silenzio. Gli occhi di tutti brillavano di entusiasmo: nessuna serata al circo avrebbe permesso loro di vedere trucchi di magia, meraviglie e chissà quali altri segreti, tanto da vicino! Tuttavia, per quella palla avevano attraversato la strada asfaltata e di certo non volevano che le scimmie la rovinassero. Così, declinarono l’offerta della donna, anche perché si era fatto già tardi e temevano la reazione dei genitori. Tornarono indietro a capo chino, pensando a un modo per convincerli a portarli al circo al più presto.

Di ritorno nel centro storico, dove i suoi genitori avevano preso in affitto una casa per le vacanze, Mirko si accorse delle fiaccole che fiancheggiavano gli alberi e comprese che evitare una sgridata sarebbe stata un’impresa. Così pensò di raccontare alla mamma tutta la verità, sperando che le avrebbe addolcito un po’ la rabbia.

— Mamma, mamma! Possiamo andare al circo questa sera? Ti prego! Non sai cosa ho visto! Le scimmie che riescono a stare in equilibrio su una palla, i leoni in una grossa gabbia, un serpente che usciva da una cesta, i cammelli! Per favore, ci andiamo? Il circo è arrivato in città!

La mamma non era particolarmente contenta, ma lo perdonò avendolo visto stanco. Il padre lo portò in braccio a letto. Anche se quella sera Mirko non sarebbe andato al circo, sognò di correre scalzo sotto la luce delle stelle, mentre un branco di scimmie dispettose giocava a pallone con lui e con i suoi amici.

Martina Conti

Pubblicato da Piccoli Grandi Sognatori

Progetto creativo e dinamico per grandi e piccini. Immagini e parole a servizio della fantasia.

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