
La bambina si mette a sedere nel letto:
«E dopo, cosa succede?»
«Vissero tutti felici e contenti, te l’ho appena detto. Ora rimettiti giù, è ora di dormire.»
Con un sorriso, la donna si china a rimboccare la coperta, ma la piccola non sembra soddisfatta.
«Questo l’ho capito, ma in che modo? Fecero tanti viaggi? Mangiavano montagne di gelato? Riempirono il castello di bambini?»
«Non lo so. Tu che ne pensi?»
«Non devo dirlo io, mamma, sei tu che racconti la storia.»
«Ma non l’ho mica scritta, so solo quello che leggo nel libro. Per il resto devi usare la fantasia.»
«No.»
«Come no?»
«Se uso la fantasia devo concentrarmi e non riuscirò a dormire. Tu vuoi che dorma, vero?» `
La mamma sospira: anche per questa sera le cose andranno per le lunghe. Evelina è una bambina adorabile, ma non vuole mai dormire, combatte il sonno con tutte le sue forze. E pensare che lei, invece, non vedrebbe l’ora di potersi infilare nel proprio letto. Ma quel momento non è ancora arrivato. Torna a sedersi sulla poltroncina rosa.
«D’accordo, signorina. Allora spiegami cosa devo fare perché tu dorma.»
Fiera, la bambina alza la testa dal cuscino con un gran sorriso.
«Devi raccontarmi cosa succede dopo.»
«Ma io che ne so?»
«Devi usare la fantasia, mamma.»
«Hai vinto — sorride — ma tu resti giù, testa sul cuscino!»
Evelina ubbidisce, posa la testa e chiude gli occhi. Sì, insomma, quasi del tutto.
«Occhi chiusi. Per davvero. Ecco, così. Allora, vuoi sapere come vissero felici e contenti: dopo la grande festa di nozze, e dopo che i domestici ebbero pulito tutto e il castello fu di nuovo brillante e in ordine…»
«Allora non erano proprio tutti felici e contenti.»
«Perché dici così?»
«Perché tu e papà quando dovete fare le pulizie non siete per niente felici e contenti. Brontolate e sbuffate. E casa nostra è molto più piccola d’un castello!»
La mamma ride, colta in fallo.
«È vero, ma… i domestici erano in tanti, molto professionali e con aspirapolvere e spazzoloni ad altissima tecnologia, che pulivano tutto senza sforzo e…»
«Non è possibile.»
«E perché, signorina saputella? Dimmi un po’.»
«Perché la fiaba parla di tanto tempo fa. Non c’erano nemmeno le macchine, ma le carrozze coi cavalli. Figuriamoci se avevano gli aspirapolvere a tecnologia come dici tu.»
Non dormirà mai, pensa la mamma, ma sorride, perché è molto fiera della sua bimba intelligente e attenta.
«Va bene, allora diciamo che pulirono in fretta e senza sforzo grazie alla fatina buona, che dopo aver tirato fuori dai guai i nostri eroi per tutta la fiaba, aveva anche fatto un incantesimo a scope e stracci perché pulissero il castello da soli e in un battibaleno. Va bene così? Posso continuare?»
Davanti all’assenza di risposta, sbircia verso la figlia, sperando che si stia assopendo, ma quella con uno sguardo le fa capire che deve sbrigarsi a continuare.
«Dunque, quando tutto fu pulito, marito e moglie cominciarono a vivere come vivono i re e le regine.»
«E cioè?»
Ma che ne so io, di come vivono i re le regine delle fiabe? Riflette la mamma che non sa più cosa inventarsi.
«E cioè guardavano la tele… ah, no, è vero nei “c’era una volta” la tv non c’era. Dunque, leggevano dei libri, andavano a cavallo, giocavano a canasta…»
«E come si gioca a canasta?»
«È un gioco di carte, Evelina.»
«Uguale a rubamazzetto?»
«Non credo, ma se vuoi li facciamo giocare a rubamazzetto. Senti, e se cambiassimo storia, che io di come vivono felici i re e le regine non ho idea?»
«Okay! Che storia mi racconti?» chiede tornando ancora a scoprirsi.
«Una tutta nuova, ma per ascoltarla devi smettere di muoverti e di fare domande. E devi chiudere gli occhi.»
La bambina non sembra del tutto convinta, ma comincia a sentire la stanchezza e fa come chiede la madre.
«Allora, c’era una volta un isolotto rotondo in mezzo al mare.»
«Come quello di fronte alla spiaggia del campeggio delle vacanze?»
«Sì, come quello. Dunque, ogni sera al tramonto, il cielo si tinge di tutte le sfumature d’arancio e di rosso e si riempie di gabbiani, che arrivano da tutti i lati per posarsi a dormire sull’isolotto tondo.»
«Quanti sono i lati del cielo?»
La mamma scuote la testa ridendo.
«Avevamo detto basta domande. Il cielo è infinito e anche i suoi lati sono infiniti, ti va?»
«Sì.»
«Dunque i gabbiani, arrivano in volo e…»
«E i gabbiani quanti sono? Non dirmi che sono infiniti anche loro, che non ci credo.»
Il volto della mamma s’illumina: ha avuto un’idea.
«Contali!»
«Ma come faccio, mica li vedo.»
«Se chiudi gli occhi puoi immaginare l’isolotto, tondo e nero con il cielo rosso sullo sfondo, e vedrai i gabbiani arrivare. Li vedi? Chiudi gli occhi e guarda.»
«Ma mamma, è impossib… sai che li vedo? Sono tantissimi e volano in un cielo a strisce gialle, arancione e rosso.»
«Ora contali, lentamente e con attenzione.»
«Uno
Due
Tre
Quattro
Cinque
Sei
Set — uno sbadiglio — te
Otto
Nove
Dieci
Undici
Dod — un altro sbadiglio — ci
Tredici
Quattordici
Quindi…»
La mamma aspetta qualche secondo, ma il “ci” non arriva, allora rimbocca le coperte un’ennesima volta, spegne la luce ed esce dalla stanza sussurrando:
«Buonanotte, amore mio.»
Marezia Ori-Elie
Divertente! La curiosità dei bambini è davvero una caratteristica da mettere in luce! Complimenti Marezia
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