Una nuova casa per Rondalina

Mattia 7 anni (Italia)

La rondine Rondalina aveva passato l’inverno al Sud e adesso, come ogni primavera, tornava nella sua residenza estiva ai piedi delle Alpi. Si sentiva emozionata e piena di energia, perché insieme al suo nuovo compagno Rondolfo aveva una mezza idea di metter su famiglia.

Lo stormo di rondini volò sopra le dune del deserto, e sopra il blu accecante del mare, sopra coste rocciose, sopra città e strade, sopra colline, montagne e mosaici di campi coltivati.

Per tutto il tempo Rondalina parlava a Rondolfo del comodo nido che li attendeva. «Vedrai» cinguettava, felice. «Ci ho messo tanta cura lo scorso anno a costruirlo. Basterà una rinfrescatina e sarà perfetto.»

Giunti in vista delle Alpi, sorvolarono una grande città. I tetti e le antiche torri sfrecciavano sotto di loro, e più in basso si intravedeva un brulicare fitto di esseri che si muovevano veloci senza uno scopo apparente ‒ almeno non uno che Rondalina potesse capire ‒ a piedi o dentro scatole metalliche lucenti e rumorose. Sia gli esseri che le scatole sembravano piccoli e innocui da lassù, ma Rondalina sapeva bene che non lo erano ed era lieta di tenersene alla larga.

«Non sarà mica qui?» chiese Rondolfo, strizzando gli occhi per esaminare quella distesa caotica di cemento e metallo. 

«No, è più avanti. Vedrai, è un posto molto bello e tranquillo.»

Quando la città era ormai alle loro spalle, sorvolarono una collina e raggiunsero un vasto prato, dove spuntavano rigogliosi i primi fiori primaverili: quelli violetti del trifoglio, quelli gialli e paffuti del tarassaco, le bianche e modeste margheritine.

Rondalina e il suo compagno salutarono il resto delle rondini, che avrebbero proseguito ognuna per la propria destinazione, e planarono lievi sul prato.

«Be’, tranquillo è tranquillo» commentò Rondolfo, con una punta di sarcasmo. «Forse troppo.»

L’unico edificio in vista, una vecchia cascina di contadini, era stato quasi completamente demolito, e si presentava come un ammasso di calcinacci, vetri rotti e ferraglia. Tutt’intorno a esso la terra era spoglia e solcata da segni di pneumatici. Lì accanto, immobile come una sentinella mostruosa, c’era un aggeggio umano simile a un’enorme gru dal lungo collo di ferro e dal becco dentato. In giro non si vedeva nessuno e c’era davvero un profondo silenzio, rotto solo dal mormorio delle scatole metalliche che correvano sulla strada lontana.

Rondalina si avvicinò desolata ai resti della costruzione. Lì accanto c’era un grande cartello che proclamava “Prossima costruzione: Sede Comunale del Comitato per la tutela della fauna selvatica (con annesso punto ristoro, centro benessere e ampio parcheggio)”. Per fortuna sua, e dei suoi nervi, Rondalina non poteva leggerlo.

Si posò sui rottami e provò a spostare qualche calcinaccio con le zampette, prima di chinare la testa con un sospiro.

Rondolfo le si affiancò e le diede un colpetto affettuoso con l’ala. «Pazienza, ci faremo un altro nido.»

«Ma ci avevo messo tanto lavoro…»

Nel frattempo il cielo si era incupito, presto avrebbe fatto buio. Le due rondini decisero di trovarsi un angolino riparato tra le macerie per dormire, rimandando all’indomani la decisione sul da farsi.

Furono svegliati all’alba dal fracasso di voci umane e dallo stridere dell’enorme uccello di ferro che divorava a grandi bocconi le macerie. Spaventati, Rondalina e Rondolfo uscirono dal loro rifugio e spiccarono il volo.

Attraversarono il prato e la strada, fermandosi solo dopo aver raggiunto una vasta macchia di alberi, dove si posarono sul ramo più alto di un faggio.

«Perché non costruiamo il nuovo nido qui?» propose Rondolfo, dopo aver ripreso fiato.

«Non so. Non sembra tanto riparato.»

«Almeno però è tranquillo.»

Rondalina fu d’accordo, così iniziarono subito i lavori. Lui portava il fango, i ramoscelli e la paglia, mentre lei intrecciava e compattava il tutto. Alla fine diventò abbastanza grande da accogliere comodamente entrambi, e c’era anche posto per ingrandire la famiglia con tanti rondinini.

Quando il lavoro era ormai concluso, Rondolfo si allontanò ancora una volta. «Cosa vai a prendere?» chiese lei, stupita.

Lui non rispose, ma tornò poco dopo portando nel becco una manciata di violette, che sistemò tutt’intorno al bordo del nido.

Rondalina emise un gorgheggio di gioia, e quella notte dormirono vicini nel nuovo rifugio, stanchi ma soddisfatti e pieni di ottimismo.

Laura Baldo

Pubblicato da Piccoli Grandi Sognatori

Progetto creativo e dinamico per grandi e piccini. Immagini e parole a servizio della fantasia.

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