
C’era una volta una bimba con i capelli ricci, lunghi e di un color rosso fuoco brillante racchiusi, di solito, in due piccole trecce. Matilde era molto curiosa, intelligente e adorava i colori e i fogli bianchi per dare libero sfogo alla sua fantasia. Ogni disegno, infatti, le appariva insolito e inaspettato e quando, a lavoro ultimato lo osservava, lo stupore primeggiava sulle sue emozioni.
Le piaceva frequentare la scuola ma non si sentiva sempre accolta e valorizzata sia dai compagni che dalle maestre, a causa di un disagio che le apparteneva da sempre. Fin da piccola, infatti, Matilde parlava molto poco e non con chiunque e, ogni volta che lo faceva, dal suo piccolo corpicino le usciva una voce fievole e sottile. Per questa caratteristica, veniva schernita dai suoi coetanei e dai grandi si sentiva spesso urlare: «Matilde alza questa voce, non riusciamo a sentirti. Non è possibile continuare così!»
Un giorno, dopo pranzo, Matilde assorta nei suoi pensieri tristi scelse un telo colorato e pieno di girasoli e lo stese sul giardino davanti casa. Poi, prese un foglio, degli acquerelli e un pennello e iniziò a dipingere, accantonando quel senso di umiliazione che sentiva dentro di sé.
Appena terminò lo condivise con i suoi genitori e con Vittoria, la sorella maggiore. Matilde, con una voce entusiasta e più squillante del solito, esordì dicendo: «Guardate! Vi piace? Ho dipinto un pinguino reale, l’abitante più apprezzato della Galassia».
Tutti le fecero i complimenti e Vittoria aggiunse: «È molto interessante, puoi descrivermi questo curioso animaletto?».
Matilde iniziò a raccontare senza nemmeno riprendere fiato.
«Pingui abita a Giosa un paesino tra Giove e Saturno. Il suo piumaggio morbido è di un grigio splendente e ha degli occhi neri e profondi. Il muso tozzo e all’insù, molto simile al becco delle anatre che popolano il suo mondo, è la sua particolarità».
«Perché è così imponente?” chiese Vittoria incuriosita.
Matilde sorridendo disse: «Ha un olfatto molto sviluppato, infatti, mentre saltella per la Via Lattea divora le caramelle gommose alcune a forma di pianeti panciuti e colorati, altre come fiocchi di neve e spaghetti al pomodoro».
Dopo una breve pausa aggiunse: «Adora osservare la vita dei bambini della Terra e, se nota un paio di occhietti tristi, appare sui loro disegni e riesce a farli sorridere. Proprio come è capitato a me poco fa».
Matilde si sentiva felice in compagnia di Pingui e con l’aiuto di Vittoria appese alla parete il suo capolavoro.
Rimasta sola in camera decise di stendersi sul letto e ammirare quel disegno, la incuriosiva molto e le sembrava di aver riprodotto l’amico che aveva sempre sognato. Pingui l’avrebbe ascoltata, senza chiederle di alzare la voce, e l’avrebbe fatta divertire narrandole le avventure che viveva a Giosa.
«Ciao Matilde!» nella stanza, all’improvviso, si sentì una vocina squillante. La bambina non capì da dove provenisse il saluto e saltò dal letto come una molla. «Sono qui, sulla tua scrivania» continuò la voce in un tono dolce e amichevole.
Pingui era saltato dal disegno, dove galleggiava in mezzo alle caramelle gommose, e fluttuava di fronte a lei. «Ciao, caro amico!» disse Matilde felice e sorpresa e aggiunse: «È bellissimo sentirti parlare non me lo aspettavo».
Pingui sorrise e disse: «Volevo ringraziarti perché mi hai permesso di fare un bel viaggetto sulla Terra, è un pianeta che adoro nonostante sia pieno di comportamenti originali».
Matilde ribatté: «Cosa intendi dire?» e musetto simpatico riprese: «Molte persone parlano molto ma non si ascoltano veramente. Ho l’impressione che vogliano solo far prevalere le proprie idee».
Matilde stupita rispose: «È proprio quello che penso anch’io. Sicuramente sai già che a me rimproverano di avere una voce bassa e mi fanno sentire poco compresa e in imbarazzo».
«Cosa vorresti da loro per sentirti meglio?».
«Vorrei avere il coraggio di dire che ho bisogno di sentirmi a mio agio per parlare con una voce più alta» evidenziò Matilde con un tono infelice.
Pingui, dopo una breve pausa, replicò: «Anche a Giosa per farsi capire bene bisogna dare voce ai propri pensieri, altrimenti gli altri non possono capirci» e aggiunse: «Vedrai che così facendo tutti abbasseranno il proprio tono di voce per dare spazio al tuo e col tempo impareranno ad ascoltare anche i tuoi silenzi. Credo che, pian piano, ti sentirai più sicura di alzare la voce».
Matilde rispose: «Ho paura di piangere se espongo le mie opinioni».
«E cosa c’è di strano se ti scenderanno le lacrime?» disse Pingui.
Dopo una breve pausa riprese: «Hai un grande dono perché riesci a esprimere le tue emozioni, non tutti ci riescono e non vivono felici. Ti svelo un segreto così se vorrai potrai seguirlo: appena gli altri faranno riferimento al tuo tono di voce respira profondamente e dì esattamente ciò che hai detto a me poco fa».
Matilde seguì il consiglio di Pingui e, come per magia, i rapporti con gli altri andarono meglio e lei ebbe al suo fianco un amico in più. Pingui rimase un confidente segreto e parlavano ogni volta che avevano il desiderio di farlo.
Elvira Morella