
Questa è la storia di Nello, un serpentello verde, vispo e molto intraprendente. Adora esplorare ogni angolo del bosco in cui vive, incontrare altri animali e scoprire sempre cose nuove. Qualcosa, però, non lo soddisfa.
«Mamma, perché siamo fatti così male?»
Serena, sua madre, lo guarda con un’espressione stupita e un po’ offesa: «In che senso: fatti male?»
«Lo sai — insiste il serpentello — una sorta di ramo, una liana… non sembriamo nemmeno animali: non dico per il pelo e le piume, anzi, trovo che le nostre squame siano molto… eleganti! Ma le zampe? E pensare che ci sono animali che oltre alle zampe hanno anche le ali. Perfino i pesci, che non hanno né le une né le altre, hanno delle belle pinne vigorose; ma noi niente.»
«E perché mai dovremmo avere delle zampe?»
«Potremmo muoverci meglio, forse più velocemente, di sicuro più dignitosamente. Perché, ammetterai, mamma, che se le squame ci danno un certo non so che di distinzione ed eleganza, il dover strisciare per terra per spostarsi è decisamente umiliante.»
«Non dire sciocchezze: strisciare è nella nostra natura e non c’è nulla di umiliante. Noi serpenti siamo così: sinuosi, sontuosi, striscianti e silenziosi. E tu dovresti esserlo un po’ di più, silenzioso!» Serena chiude il discorso lanciando un’occhiataccia al figlio e si allontana.
Per Nello, però, il discorso non è affatto chiuso: è convinto che la Natura abbia commesso una bella ingiustizia verso quelli della sua specie e decide di porvi rimedio. Dopo aver a lungo studiato il progetto, con rami, liane e altri materiali gentilmente offerti dal bosco — nonché una buona dose d’erba per decorare e intonarsi al verde luminoso delle sue squame — il serpentello insoddisfatto costruisce una sorta di carrello a zampe con cui potersi muovere senza strisciare. Dopo essersi ben allenato a utilizzarlo, corre a mostrarlo a tutti.
Serena scuote piano la verde testa oblunga e se ne va senza dir nulla. Gli animali del vicinato invece ridono, pensando che sia un numero da circo e Nello si offende molto. Dopo qualche giorno, però, fanno la pace e tutti si abituano a vederlo andare in giro su quello strano trabiccolo.
Nello ha da sempre un caro gruppo di amici più o meno della sua età, una banda variopinta e chiassosa, tra leprotti, cinghialetti, merli e persino un cerbiatto. Il serpentello ha sempre invidiato la loro capacità di correre, saltare e addirittura volare, ma adesso, finalmente, si sente davvero parte della banda.
Ogni giorno, il gruppo di amici inventa nuove escursioni e avventure, in cui ognuno si sente un eroe senza paura. Un pomeriggio decidono di esplorare le grotte umide che si aprono dietro la Cascata Gorgogliante. In teoria, non avrebbero il diritto di entrarci: gli animali adulti vietano ai loro cuccioli di frequentarle: troppo pericolose a causa del terreno friabile e del rischio di frane. Ma la nostra banda di amici non ha paura: le grotte sono un terreno favoloso per i loro giochi d’avventura; immaginano che siano la tana di un possente e feroce drago e loro gli eroi venuti a sconfiggerlo.
Camminano in fila indiana, compatti, anche Nello, fiero di poter infine muoversi su zampe come gli altri, diretti alla tana del drago quando, attraversando una caverna stretta e alta, sentono un enorme boato alle loro spalle.
«Il drago!» urla Cinzio il cinghialetto e tutti ridono di lui. Ma non appena si voltano e scoprono l’origine del boato, nessuno ha più voglia di ridere: una frana ha fatto cadere degli enormi massi che ora chiudono completamente l’ingresso della grotta. I piccoli esploratori sono prigionieri. E non possono nemmeno sperare che qualcuno venga a cercarli: nessun adulto sa che sono entrati in quel luogo proibito.
«Siamo degli esploratori: non facciamoci prendere dal panico e cerchiamo una via d’uscita» esclama Cinzio, desideroso di riscattare la figuraccia. Ma nonostante tutta la loro buona volontà e le ricerche, non trovano nessuna apertura.
«C’è solo quella fessura, là sul lato — dice Memo il merlo — sembra arrivare fuori, perché filtra un po’ di luce. Ma è troppo piccola anche per me, non potrei mai riuscire a muovere le ali, là dentro. Nessuno di noi può passare da là…»
Tutti si voltano a fissare Nello: lui sì che può!
Il serpentello, che comincia ad avere paura e voglia di vedere la mamma, si riscuote: con l’aiuto degli amici si libera del carrello a zampe e striscia sulla parete fino alla fessura per infilarsi nello stretto budello roccioso, spinto dagli incoraggiamenti e gli urrà degli amici.
Striscia più veloce che può ad avvertire tutti gli animali adulti che accorrono a spostare le pietre per liberare i cuccioli imprigionati. Mentre guarda gli amici uscire dalla grotta e ritrovare la libertà e i genitori, Nello pensa che ha avuto torto: non c’è proprio nulla di vergognoso a strisciare, per un serpente. La Natura sa quello che fa: può essere molto utile non avere le zampe; e lui non desidererà mai più essere diverso da quello che è.
Marezia Ori-Elie