
Giacomo viveva in un quartiere vicino a un parco dove amava giocare a volte solo e a volte con suo fratello e sua sorella. Quando era affamato lì faceva anche merenda. La nonna gli preparava il succo di frutta e la crostata di mele e gliela incartava in un tovagliolino per fargliela conservare meglio.
Un giorno, dopo aver mangiato su una panchina, lasciò cadere sul prato la bottiglietta della sua dolce bevanda e la carta in cui era avvolta la torta. Fece per allontanarsi e tornare a casa, quando sentì una voce dirgli: «Bambino, ma cosa fai?»
Giacomo si guardò attorno e non vide nessuno, c’era solo un albero pieno di fiori, le cui fronde gli facevano ombra. Pensò di essersi immaginato tutto e riprese a camminare lentamente, ma di nuovo si sentì chiamare: «Dico proprio a te, che fai lasci le tue cartacce e la bottiglietta vuota dove vivo?»
Giacomo continuò a non capire, ma gli venne in mente di avvicinarsi alla pianta, possibile che fosse parlante?
«Un bambino intelligente come te non sa che esistono i cestini per la raccolta dell’immondizia?»
Il bimbo arrossì e provò a giustificarsi: «Tutti nella mia famiglia buttano le cartacce in terra!»
«Male, e non hai mai pensato di insegnare loro a rispettare l’ambiente?»
Giacomo un po’ impaurito dalle parole che sembravano provenire dall’albero annuì e poi provò a replicare: «Non ci avevo mai pensato, lo facevo senza riflettere.»
«Io ti ho osservato diverse volte venire a giocare in questo parco e lasciare sempre le cartacce sul prato, è arrivato il momento che ti insegni a rispettare il mondo dove viviamo.»
«Da quando le piante possono parlare?» insistette il bambino.
«L’albero non può, ma se potesse ti direbbe le stesse cose che ti sto dicendo io.»
Un simpatico vecchietto, fece capolino da dietro il tronco sostenendosi a un bastone e nell’altra mano aveva una bustina di caramelle.
«Signore, mi ha spaventato, per un momento ho creduto che la pianta fosse vivente!»
«In realtà lo è, respira come noi e dà ossigeno alla Terra dove viviamo» gli insegnò l’anziano.
«Davvero? E che male faccio io a buttare le cartacce nel parco?» chiese ingenuo Giacomo che poi concluse «Lo fanno tutti, anche i miei fratelli più grandi.»
«Vedi caro, la bottiglia di plastica del tuo succo e il tovagliolo che hai gettato possono soffocare le radici dell’albero, che non può più crescere sano e forte come te che mangi la merenda.»
Giacomo ascoltò interessato e aggiunse: «Posso anche essere d’accordo con lei, ma se lo faccio solo io di gettare le cartacce nel cestino, non è poi molto.»
«Giustissimo, ma puoi dare il buon esempio a partire dai tuoi fratelli. Se tutti ci impegniamo nel salvaguardare l’ambiente vivremo in un mondo splendente.»
«Ha ragione, voglio subito mettermi all’opera» rispose Giacomo e prese le cartacce e la bottiglia di plastica e le gettò negli appositi cestini. «Sa che le dico? Ora devo andare a casa ma le sue parole mi hanno dato un’idea, la rivedrò?»
«Certo ci vediamo domani» replicò il vecchietto e lento prima di allontanarsi buttò la carta delle sue caramelle nel cestino dell’immondizia.
L’indomani Giacomo venne al parco in compagnia del fratello e della sorella con in mano dei bastoni di legno simili a quello del vecchio con una punta affilata e metallica in basso.
«Ciao bambino, ma cosa state facendo?» gli chiese un suo coetaneo osservando i tre.
«Rendiamo pulito il parco, con il metallo appuntito dei bastoni infilziamo le cartacce e le gettiamo nei cestini, è divertente e utile.»
«E come ti è venuta questa fantastica idea?»
«Parlando con un simpatico vecchietto».
«Posso aiutarvi? Cerco un bastone anche io?»
«Ne ho soltanto tre» si mortificò Giacomo.
Ecco però da dietro l’albero spuntare il vecchietto e porgere il suo bastone all’altro bambino: «Ti offro il mio, vedere tante persone giovani che si prendono cura del parco e un domani del mondo mi rende così felice che la mia missione qui è compiuta.»
Il vecchietto così si allontanò e quando fu sicuro di non essere visto da nessuno si tramutò in un fioritissimo albero, che avrebbe dato tanto ossigeno alla Terra.