La paletta insoddisfatta

Jacquelinne 14 anni (Messico)

Sullo scaffale di un negozio di giocattoli, lunghe file di palette, secchielli, formine e palloni da spiaggia aspettavano d’essere scelti e portati a scoprire il mondo.

«Il mondo, il mondo… tutto quello che ne vedremo noi sarà una spiaggia, piccola o grande, più o meno bella, ma una spiaggia. Le ho viste nei libri illustrati quando stavamo in magazzino, non mi sembra nulla di straordinario» diceva una paletta grigia e tondeggiante al secchiello giallo con cui spartiva un sacchettino di rete blu.

«Ma come: la sabbia, il mare con le sue onde, forse addirittura l’Oceano, a me sembra bellissimo. E non vedo l’ora di conoscere il bambino che giocherà con noi» rispose lui con voce sognante.

La paletta non trovava nulla di appassionante in quella prospettiva, anzi. Il mare, bello sì, ma lei non avrebbe avuto molto a che farci, al limite qualche risciacquo e, nella peggiore delle ipotesi, avrebbe potuto finirci dispersa in caso di disattenzione umana. Il secchiello, invece, lui, ne avrebbe trasportata tanta di acqua salata, fino a perdere tutta la brillantezza del suo bel giallo e diventare sbiadito e invecchiato prima del tempo. Avrebbe voluto spiegarlo, a quell’ingenuo, ma non l’avrebbe ascoltata: era troppo impegnato a parlare di castelli di sabbia con gli altri giocattoli intorno.

Che sciocchi! Pensava la paletta: lei aveva imparato a conoscere il mondo esterno grazie ai libri illustrati e sapeva che c’erano esperienze ben più interessanti che il fare buchi nella sabbia su una spiaggia. Aveva scoperto che esistevano palette fortunate, destinate a essere attrezzi capaci di piantare semi e bulbi, a far crescere piante rigogliose e fiori sgargianti. Altro che scavare e riempire fori nella sabbia! Ah! Se soltanto avesse potuto essere una di quelle palette. Non poteva rassegnarsi all’idea di essere solo un futile giocattolo.

Certo, grazie ai libri, sapeva che avrebbe potuto andarle peggio: esistevano delle palette che trascorrevano la loro intera esistenza a raccogliere cacca di gatto, scavando in un lembo di sabbia ben più ridotto e meno pittoresco di una spiaggia. Ma a quelle non voleva pensare, lei sognava d’essere un attrezzo da giardiniere, quella sì le pareva una missione degna di lei!

Ogni giorno, dall’apertura del negozio all’ora di chiusura, la nostra paletta insoddisfatta teneva gli occhi chiusi e incrociava il manico, sperando che nessun bambino scegliesse il retino che conteneva lei e il suo secchiello. Sarà che in quel momento il giallo e il blu non andavano di moda, sarà che la paletta grigia non affascinava i bambini, i suoi scongiuri sembravano funzionare e gran parte dell’estate passò senza che nessuno li comprasse. Intorno a loro, gli scaffali si svuotavano e il povero secchiello giallo s’immalinconiva.

«Ma perché nessuno ci sceglie? Io ho tanta voglia di costruire castelli e catturare granchi. Perché nessuno ci vuole? Io dico che è colpa tua, che fai sempre il muso» rimproverava alla paletta.

«Non dire sciocchezze» rispondeva lei, che il passare del tempo faceva ben sperare: forse, arrivati a settembre, sarebbero stati venduti come attrezzi da giardino. A chi potevano servire dei giochi da spiaggia finita l’estate? Forse poteva davvero avere il destino che sognava. 

Ma una mattina, delle piccole dita cicciottelle afferrarono la cima del retino blu.

Furono ore terribili per la nostra amica: strappata al suo scaffale e ai suoi sogni, si ritrovò sbattuta dentro una borsa, poi nel baule di una macchina. Il tutto mentre il secchiello non la finiva di estasiarsi.

«Hai visto com’è bello il nostro bambino? Valeva la pena aspettare, sono sicuro che faremo giochi bellissimi, ci sono anche delle biglie con noi nella valigia. Forse dovrai scavare una pista. E chissà come sarà la spiaggia, non vedo l’ora…»

La paletta smise di ascoltare, sconsolata. Addio bulbi e piantine, addio sogni di giardinaggio. Era così triste che finì per addormentarsi. Fu lo strattone a svegliarla: la manina paffuta li aveva tolti dalla borsa e aveva aperto il retino. La paletta si sentì strana: non era mai stata libera, prima, a quanto ricordasse. Si guardò intorno: la distesa di sabbia era immensa, liscia e abbagliante, le dava quasi le vertigini. Di fronte a loro, un mare calmo e maestoso scintillava alla luce del sole. La paletta era senza parole: ne aveva viste di spiagge nei libri illustrati, ma dal vero era tutta un’altra cosa. Mentre cercava qualcosa da dire, sentì le piccole dita stringerlesi attorno al manico e piantarla nella sabbia. Chiuse gli occhi, pensando che il contatto con i granelli sarebbe stato fastidioso, ma scoprì che facevano un solletico delizioso. Mentre realizzava questa piacevole scoperta, sentì il bambino ridere felice:

«Mamma, guarda come scava bene la mia paletta nuova!»

La paletta si sentì felice come non era mai stata. Avrebbe voluto dirlo al secchiello, scusarsi, dirgli che si era sbagliata, ma non ebbe bisogno di dire nulla, perché dal sorriso che le rivolgeva era chiaro che sapeva già tutto. 

Marezia Ori-Elie

Pubblicato da Piccoli Grandi Sognatori

Progetto creativo e dinamico per grandi e piccini. Immagini e parole a servizio della fantasia.

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