
La vita è un’avventura
da non aver paura
Questo si diceva Milo, entrando nel bosco, ricordando le parole di sua nonna Milona, tra la luce che s’infilava tra le foglie e i rami degli alberi. Sentiva una musica gradevole, fatta di cinguettii, di brusii, di fruscii, di calpestii: – Iiiii – si ripeteva piano, prima corto, poi lungo, corto corto e infine lungo lungo.
All’improvviso, tutto cambiò, anche Milo. Stava “sentendo” quello che si dicono tra di loro gli animali:
Ce la puoi fare, stammi a guardare:
son la tua mamma, t’insegno a volare
e vedeva un uccello rosso e verde volteggiare davanti e sotto un nido, da cui si affacciava un uccellino con gli occhietti spalancati.
Poco più in là, mamma cerva spiegava al suo cerbiatto:
Solo di questi ti puoi fidare
quelli che l’erba stanno a brucare;
quelli cui piace la carne mangiare
devi fuggire, li devi evitare.
– Are are are – era l’eco che si sentiva ancora volare nell’aria alla fine di ogni verso. Milo intendeva tutto.
Erano versi di svariate canzoni, che però non si confondevano tra di loro, andavano a turno, una per volta, ed era bello, perché la musica, la melodia che c’era faceva bene a Milo, lo faceva sorridere dalla contentezza. Gli sembrava da subito naturale ascoltare quelle parole armoniose, d’accordo tra di loro.
Non era strano, perché lui era diverso da come era entrato nel bosco, aveva un senso in più da usare.
Il sole stava per andare a dormire, mentre le mamme dei cuccioli del bosco cantavano:
Vieni con me, ci dobbiam coricare:
chiudiamo gli occhi per poter sognare.
Col pensiero rivolto a nonna Milona, che gli aveva insegnato le prime note della musica, pensò di chiamarlo il bosco Doremi, mentre tornava a casa, tenendo quelle musiche nel cuore.
Mariangela Romanisio