Ivano, il coraggioso aeroplano

Rogelio 7 anni (Messico)

Ivano era un aereo da trasporto, un modello vecchio e ormai fuori produzione. Ma nonostante un po’ di ruggine qui e là e qualche bullone allentato, si sentiva ancora un giovanotto, come appena uscito dalla fabbrica, o quasi.

Da anni se ne stava su un tratto di pista in disuso, guardando tristemente il via vai degli altri: i rumorosi e aggressivi aerei militari, i lucenti e ben pasciuti aerei di linea, i piccoli e agili aerei da turismo.

Un giorno scorse in lontananza due umani in tuta arancione e, quando fu certo che venivano verso di lui, sorrise felice e cercò per quanto possibile di apparire più diritto e fiero. I due uomini iniziarono a girargli intorno, a tastare portelloni e dargli pacche poco amichevoli sul muso, borbottando tutto il tempo commenti poco lusinghieri. Ivano ne fu molto avvilito, ma quando colse la parola “demolizione” si spaventò sul serio.

Negli anni precedenti aveva udito quella parola rivolta a molti dei suoi vecchi amici. Non sapeva di preciso cosa significasse, ma solo che non li aveva più rivisti, quindi essere “demoliti” voleva dire sparire per sempre.

La notte seguente ci fu un furioso temporale, e Ivano approfittò delle forti raffiche di vento per lasciar correre le ruote e avvicinarsi silenzioso all’hangar più vicino. Il custode sonnecchiava e non si accorse di niente, mentre Ivano faceva scorta di viveri, ossia carburante, a sufficienza per un lungo viaggio.

Attese una raffica particolarmente violenta, prese una bella rincorsa e spiccò il volo. Barcollava un po’ sulle ali fuori forma, ma infine riuscì a stabilizzarsi e puntò sempre più in alto. Superate le nuvole nere si ritrovò a volare in un cielo limpido e sconfinato.

Si sentì felice come non era più da molto tempo, godendosi la tranquillità e il solletico delle correnti d’aria lungo i fianchi. Per un po’ continuò a volare senza meta, guidato solo dalla luce delle stelle, che sopra la tempesta brillavano più vivide che mai.

Nella sua giovinezza aveva visitato tutti e cinque i continenti, e aveva amato molti posti, ma ora si ricordò di un aeroporto messicano, dove aveva fatto conoscenza con Lola, un piccolo monomotore da turismo con una carrozzeria rosso fiammante e un carattere tutto pepe. Era stato un incontro breve, ma la ricordava con affetto, così decise di aggiustare la rotta e dirigersi là.

Verso l’alba le nubi iniziarono ad aprirsi, e quando fu giorno Ivano si ritrovò immerso nell’azzurro: quello del cielo intorno a lui e quello dell’Oceano Atlantico al di sotto. Poco dopo sorvolò il Golfo del Messico, le piramidi Maya di Chichen Itza e i templi di Palenque; seguì per un po’ il fiume Xamil, che luccicava sotto il sole, e sorrise in risposta al mormorio allegro delle sue cascate.

Raggiunse infine il piccolo aeroporto che ricordava. Si guardò attorno per cercare Lola ma non la vide e, sebbene deluso, pensò che era ridicolo illudersi di ritrovarla lì dopo tanto tempo. Ma appena fuori dalla pista, su un tratto sterrato e incolto, avvistò un piccolo aereo dal colore rosso rugginoso e dall’aria abbattuta.

«Lola?» chiese, avvicinandosi per planarle accanto. «Sei proprio tu?»

Lei sollevò appena il muso, confusa, ma quando infine lo riconobbe parve illuminarsi. «Ivano! Quanto tempo.» Notò a quel punto che non aveva nessuno a bordo e domandò: «Come sei arrivato qui?»

Lui le raccontò dei lunghi anni solitari e della decisione improvvisa di vedere il mondo ancora una volta.

«Hai avuto un bel coraggio» commentò lei, ammmirata. Poi sospirò. «Ma come vedi anch’io non sono più quella di un tempo: i miei giorni in cielo sono finiti.»

«Non dire così.» Per tirarla su, Ivano propose di dividere con lei il carburante che gli restava, e di fare insieme un ultimo volo.

«Mi piacerebbe molto rivedere il mare» disse Lola, e accettò.

Attesero la notte, quindi si alzarono non visti e sparirono silenziosi verso il cielo. Prima dell’alba il carburante terminò, mentre sorvolavano una foresta. A malincuore, furono costretti ad atterrare in una radura in cima a una collina.

Quando però spuntò il sole si accorsero che il mare era vicino, e dalla collina lo si vedeva luccicare in lontananza. Lola sorrise, felice di essere riuscita a realizzare almeno quel desiderio. Guardandosi meglio attorno si accorse anche che il bosco era pieno di vita: fiori colorati, farfalle, animali che correvano sul muschio e uccelli che svolazzavano e cantavano tra i rami.

Nei giorni seguenti i bambini dei villaggi vicini scoprirono per caso i due aeroplani, e da quel momento ci fu sempre qualcuno che andava lì per vederli. Ivano e Lola lasciarono i portelloni aperti, in modo che i piccoli potessero salire a giocare e fingere di essere dei piloti.

Quando calava la sera e la radura tornava silenziosa, i due aeroplani rimanevano vicini ad ammirare lo spettacolo fiammeggiante del tramonto sul mare.

I loro giorni nel cielo forse erano finiti, ma non si sentivano tristi né inutili, perché non erano più soli.

Laura Baldo

Pubblicato da Piccoli Grandi Sognatori

Progetto creativo e dinamico per grandi e piccini. Immagini e parole a servizio della fantasia.

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