
C’erano una volta due adorabili licaoni Zuzzurellone ed Ermione che abitavano le assolate savane africane nella zona di Corallo rosso. Erano cugini e il loro legame d’affetto era consolidato dalla curiosità per il mondo e dallo spirito d’avventura.
Zuzzurellone era un simpatico mattacchione, all’improvviso inventava indovinelli e barzellette per far ridere i suoi amici. Aveva un musone grazioso e un pelo morbido e maculato, a macchie dorate e arancioni. I suoi occhi erano grandi e dolci come more e le sue orecchie lunghe a punta sembravano le spade di eroici cavalieri.
Ermione era una licaoncella molto delicata e attenta a curare il suo aspetto, lisciandosi spesso il pelo fulvo con spazzole in osso. Ornava la sua morbida chioma, dello stesso colore della sabbia del deserto, con fiocchetti e nastrini fluorescenti.
Un giorno, Zuzzurellone spiò il nonno Acutone mentre parlava con il papà di un tesoro che avrebbe risollevato le sorti della moglie Amazzone: la lantana del sud Africa con proprietà curative eccellenti.
Il licaone pazzerellone, continuò impavido a origliare rattristandosi a ogni parola. Scoprì, in pochi minuti, che la nonna soffriva terribilmente di dolori alle ossa e solo la pianta dai fiori arancioni poteva salvarla.
Proprio mentre progettava nella sua mente il cammino verso l’arbusto prodigioso insieme a Ermione, il papà e il nonno sostenevano che non era affatto semplice raggiungere il tesoro, in quanto si trovava nella zona di Perla bianca abitata dai loro acerrimi nemici: i leoni.
Nonostante la loro riluttanza a mettersi in viaggio, consultarono la carta geografica e segnarono il punto esatto in cui avrebbero trovato la lantana. Si sentivano amareggiati, tentare una simile impresa significava andare incontro alla sconfitta, ingoiati in un sol boccone dai maestosi felini aurei.
Zuzzurellone non riusciva più a trattenersi nel cantuccio ad ascoltare e decise di raggiungere la duna di Ermione per raccontarle ciò che aveva scoperto, insieme a lei avrebbe superato ogni ostacolo.
Dopo aver premuto nella sabbia con i polpastrelli della zampa sinistra, era questo il loro modo per annunciarsi, con voce contenuta si affrettò a dire: «Ermione, sei qui? Ho bisogno di parlarti!».
La licaoncella mise via la spazzola d’osso e si accostò all’entrata della sua dimora. Sgranando i grandi occhi marroni disse: «Ciao, cugino! Perché sei così agitato a quest’ora della notte? È colpa di un incubo?».
Zuzzurellone, quasi sovrastando la sua voce, riprese: «Un incubo a occhi aperti» e iniziò a narrarle tutto, senza riprendere fiato.
Ermione rimase sbigottita, la nonna era sempre stata una licaone forte e agile, il suo nome ne era la prova. Guardando negli occhi il cugino, la loro intesa si incastrò come pezzi di un puzzle e si misero d’accordo sul da farsi.
La loro avventura sarebbe iniziata la sera stessa, di nascosto, gli adulti non avrebbero compreso le loro buone intenzioni. Salvare la nonna dai dolori significava provare a trattare pacificamente con i leoni, felini grossi e potenti, ma intelligenti.
Portarono con sé provviste di cibo e acqua e, a zampe felpate, raggiunsero la duna del nonno per agguantare la carta geografica in cui il sentiero era ben delineato. Infine, si incamminarono in compagnia del bagliore della luna e delle stelle.
Alle prime luci infuocate del mattino, arrivarono nei pressi di Perla bianca e si trovarono circondati da grossi leoni con criniere imponenti.
Zuzzurellone si avvicinò a Ermione, per infonderle un senso di protezione e deglutendo iniziò: «Salve a tutti, siamo i licaoni di Corallo rosso e siamo giunti fin qui, senza l’intenzione di combattere, per chiedervi un po’ del vostro tesoro: la lantana dal potere curativo».
Il capo di tutti i leoni, dalla criniera più sfavillante, con un ruggito dichiarò: «A cosa vi serve la nostra preziosa lantana?»
Ermione, con audacia, esclamò: «Nostra nonna Amazzone è gravemente ammalata e solo le vostre piante potrebbero regalarle un po’ di sollievo».
Il leone riprese: «State dimostrando molto coraggio e ci state chiedendo con gentilezza il nostro bene più prezioso. Noto con piacere che non siete animali arroganti e usurpatori».
Dopo aver pronunciato queste parole, il leone si accostò all’orecchio del compagno, il quale si incamminò verso il sentiero alle sue spalle.
Zuzzurellone ed Ermione aspettarono senza capire cosa stesse accadendo. Si accorsero, con stupore, che non erano più accerchiati: un particolare da non sottovalutare!
Videro presto arrivare, in groppa a sei leoni, un baule rotondo e trasparente: il contenuto meraviglioso era ben visibile. Ringraziarono pieni di gratitudine e donarono ai loro amici leoni una perla d’avorio, simbolo della loro stirpe.
Percorsero la strada del ritorno soddisfatti e appagati.
Il nonno, appena vide i due nipotini, li abbracciò e disse: «Avreste dovuto avere più fiducia nella vostra famiglia, non vi avremmo ostacolato, ma cercato di intraprendere il viaggio insieme. Siamo stati in pensiero per voi».
Zuzzurellone ed Ermione promisero di non allontanarsi più da Perla bianca senza avvisare e videro la nonna ogni giorno sentirsi sempre meglio, ciò li rendeva felici.
Elvira Morella