La casa incantata

Jazmín 6 anni (Messico)

In una verde prateria, oltre la Foresta Ultima che segna il confine del mondo, sorge una casetta. Quei pochi che hanno osato addentrarsi nella foresta, riuscendo a fare ritorno sani e salvi, descrivono la casa in modo sempre diverso. Per qualcuno è un grande palazzo di pietra circondato da torri, per un altro è una fattoria in mezzo a campi coltivati, per un altro ancora è un liscio cubo di vetro, che brilla sotto il sole. La discordanza nelle descrizioni fa sì che chi ascolta quelle storie le ritenga frutto di una fervida immaginazione.

In una città poco distante dal confine del mondo, viveva un giovanotto di nome Diego. Non usciva quasi mai dalla città, impegnato com’era a finire l’università e fare sport. Era certo che se fosse stato il migliore in ogni cosa avrebbe avuto una vita felice, per questo si impegnava molto e non aveva tempo per nient’altro, tanto che gli amici pian piano smisero di cercarlo. Diego se ne accorse a stento. Quando però anche Linda, la sua amica del cuore, smise di cercarlo, lui si riscosse come da un sogno e si guardò intorno. La sua stanza era piena di diplomi di merito, trofei sportivi e foto di premiazioni, ma non riuscì a trovarci nessun conforto. Colto da un accesso di rabbia, strappò via tutti i diplomi dalle pareti e spazzò via con un colpo i trofei dalla mensola. Quindi uscì di casa, e si incamminò senza una meta precisa. Arrivò fino in fondo alla città e ancora oltre. Imboccò una lunga strada sterrata che portava verso nord e camminò fin dopo il tramonto.

A quel punto si accorse di trovarsi in una zona disabitata e buia. La strada terminava contro un fitto muro di alberi. Non si vedeva alcun sentiero per entrare nella foresta, così si sedette, con la schiena appoggiata a un tronco, meditando di aspettare il mattino e tornare indietro. Chiuse gli occhi e di lì a poco si addormentò. Fu svegliato da un fruscio alle sue spalle, e si voltò di scatto. Si accorse che tra gli alberi filtrava una tenue luce. Poté così anche vedere che, a poca distanza da lui, partiva un sentiero. Non avendo mai prestato molto ascolto alle leggende locali, non sapeva nemmeno che quella fosse la Foresta Ultima, né che non aveva strade, perché nessuno ci abitava.

Imboccò quindi lo stretto sentiero, affrettandosi verso la luce, convinto che dovesse esserci una casa. Per quanto camminasse, però, la luce sembrava allontanarsi man mano che lui si avvicinava. La foresta tutt’intorno era oscura e silenziosa, e lui non osava fermarsi a riposare.

A un tratto la luce svanì, ma dopo un momento di smarrimento si accorse che ormai stava facendo giorno. Continuò a seguire il sentiero, finché sbucò fuori dagli alberi.

Si trovò davanti una grande prateria, con l’erba che brillava di un verde smeraldo sotto i primi raggi del sole. Poco dopo avvistò finalmente un edificio in lontananza. Era una modesta casetta di legno, ma molto curata, circondata da uno steccato e da aiuole di fiori multicolori. Intorno a questi ultimi svolazzavano quelle che da principio scambiò per grosse farfalle, ma che a un esame più attento si rivelarono delle minuscole donnine munite di ali. Le fate-farfalla non gli prestarono attenzione e continuarono a curare i loro fiori.

Quando andò alla porta per bussare, la trovò già aperta. Da dentro veniva il profumo di carne arrosto, e decise di entrare. In cucina trovò una tavola apparecchiata, piena di tutti i suoi piatti preferiti. Alcuni invece erano in caldo sulla stufa. Attese ancora per vedere se il padrone di casa sarebbe tornato, ma dopo un po’ la fame ebbe la meglio.

Dopo mangiato gli venne voglia di fare un riposino. Si sdraiò sul comodo letto nella stanza a fianco e si addormentò. Quando si svegliò, tornò in cucina e colse un frenetico movimento di piccoli esseri alati, che avevano ripulito tutto e preparato altro cibo per la cena. Non appena lo videro, le fate svanirono. Diego si sedette di nuovo a tavola, pensando che quel posto non era poi così male, forse avrebbe potuto restarci a vivere, dopotutto nessuno avrebbe sentito la sua mancanza.

Il mattino seguente però, dopo essersi coricato nel letto, si svegliò sul prato all’esterno. Confuso, si guardò attorno, senza capire come fosse finito lì. Si diresse alla porta ma la trovò chiusa. Iniziò a picchiare i pugni sul legno, e a quel punto udì una vocina accanto all’orecchio.

«Non serve. La casa accoglie i viandanti solo per il tempo di cui hanno bisogno.»

Diego si guardò attorno e vide infine una della strane fate-farfalla che gli svolazzava accanto. «Ma io ne ho bisogno. Non voglio tornare.»

La strana creatura si allontanò e Diego la seguì verso una delle grandi aiuole fiorite.

«Tutto quello che ti serve è qui» disse la fata. «Prendi uno di questi fiori e portalo alla persona che ami di più.»

Sorpreso, Diego guardò più da vicino i grandi fiori blu e si azzardò a coglierne uno. Erano molto belli, ma non capiva a cosa potessero servire.

«Se le darai il fiore, quella persona resterà con te.»

Diego pensò subito a Linda e d’improvviso gli venne una gran voglia di vederla.

Si incamminò verso la foresta. Stavolta anche il sentiero tra gli alberi era ben tracciato, e lo seguì senza difficoltà. Solo verso sera, sopraffatto dalla stanchezza, si sedette un istante a riposare. Quando riaprì gli occhi, si ritrovò seduto contro il tronco di un albero, dall’altra parte della foresta. Pensò di aver sognato tutto, ma poi si accorse del fiore ancora stretto tra le sue dita.

Pur scettico a riguardo, appena raggiunse la città andò a cercare Linda e senza dirle altro le diede il fiore. Lei lo guardò per un istante e, sempre in silenzio, lo abbracciò.

«Allora il fiore magico funziona davvero» mormorò lui, sorpreso.

«Magico?»

Diego le narrò in breve della sua avventura e delle fate. La ragazza ascoltò attentamente, ma poi iniziò a ridere. «Cosa c’è?»

«Il fiore non c’entra» rispose lei. «Anche se è molto bello. Mi ero ripromessa che se ti fossi preso il disturbo di tornare a cercarmi ti avrei dato un’altra possibilità di tornare amici.»

Lui sgranò gli occhi, incredulo che quel problema che gli era parso insormontabile fosse in realtà tanto semplice.

«Ed eccoti qui» concluse lei.

Sorrise, e Diego pensò che non avrebbe scambiato quel sorriso con tutti i luoghi magici del mondo.

Laura Baldo

Pubblicato da Piccoli Grandi Sognatori

Progetto creativo e dinamico per grandi e piccini. Immagini e parole a servizio della fantasia.

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