
Dafne lanciò l’aeroplanino di carta che sfrecciò velocissimo verso il fondo del giardino, per poi affondare in un grande cespuglio fiorito. Corse ridendo a ripescarlo. Infilò la mano nel fogliame senza badare agli insetti che lo popolavano. Un dolore fortissimo le attraversò il polso. Ritirò il braccio urlando.
«Ah! Che male!»
Accorse il nonno, allertato dalle grida.
«Che è successo, che hai?»
«Non… non lo so» disse lei tra i singhiozzi.
Il nonno prese dolcemente l’arto dolorante e lo esaminò.
«Sei stata punta. Un’ape, direi, sì, si vede ancora il pungiglione. Vieni, andiamo a tirarlo fuori.»
Prese in braccio la bambina e la portò in bagno, la fece sedere sul bordo della vasca e, con una pinzetta, estrasse delicatamente il pungiglione.
«Guarda: ecco qui la piccola spada dell’ape.»
«Non voglio vederla!» rispose lei tirando su con il naso.
Il nonno le tese un fazzoletto di carta, poi prese del cotone e disinfettò il foro della puntura.
«Ahi! Fa male.»
«Perché è gonfio, vieni, andiamo a metterci del ghiaccio. E a mangiare un gelato, che aiuta sempre.»
Seduta al tavolo di cucina davanti a un’enorme ciotola di gelato crema e cioccolato, Dafne osservava la pelle poco sopra il polso, molto rossa. Il dolore era ancora presente, ma più sopportabile.
«Non potrò più riprendere il mio aereo.»
«Certo che sì. Andrò io, se hai troppa paura.»
«E se ti punge un’ape?»
«Farò attenzione a non disturbarle.»
Dafne picchiò il cucchiaio sul tavolo: «Attenzione? Vuoi dire che è colpa mia? Io giocavo tranquillamente e quella… bestiaccia mi ha attaccato.»
«È stata lei a sentirsi attaccata. Stava lavorando con le sue socie, quando una creatura infinitamente più grande di lei è arrivata in tromba a invadere la loro riserva di nettare.»
«Ma io volevo solo il mio aereo.»
«Lei non poteva saperlo. Pensa che si è sacrificata per difendere le altre: le api muoiono dopo aver punto.»
«E dovrei sentirmi triste per lei? Non le ha chiesto nessuno di pungermi, io no di sicuro.»
Si tuffò nel gelato e non parlò più.
Qualche giorno dopo, Dafne se ne stava immobile al centro del giardino, gli occhi fissi sul cespuglio.
Il nonno la raggiunse. «Cosa guardi?»
«Le api. Per colpa loro non posso più giocare in quell’angolo.»
«Certo che puoi. Devi solo stare attenta a non disturbarle mentre raccolgono il nettare.»
«Io non le disturbo. Sono loro che disturbano me. Sono cattive. Vorrei che sparissero tutte.»
Il nonno s’inginocchiò davanti a lei per guardarla negli occhi. «Le api non sono cattive. E non mi sembra giusto desiderare che scompaiano solo perché sei stata punta. Ti ricordi quando ti sei scottata la lingua bevendo una cioccolata calda ancora bollente? Ti faceva molto male, ma non hai mai sperato che le cioccolate calde non esistessero più.»
La bambina scosse la testa: «La cioccolata è buona, le api… non servono a niente! Lo so, fanno il miele, ma a me nemmeno piace, il miele.»
Il nonno si rialzò e le accarezzò la testa. «A niente? Lo sai che il mondo sarebbe molto diverso, se non ci fossero le api?»
«Senza miele e senza punture?» ribatté Dafne con un risolino.
«Le api impollinano i fiori di alberi e piante. Senza di loro gran parte degli ortaggi e della frutta che mangiamo non nascerebbe.»
«A me gli ortaggi non piacciono granché. E anche la frutta… posso farne a meno.»
Il nonno rise della sua testardaggine.
«Sicura? Mi sembra di ricordare che le fragole ti piacciano assai e anche le ciliegie. Sparite le api, sparite anche loro.»
Dafne lo guardò seria. «Dici davvero?»
L’uomo alzò due dita della mano destra. «Giurin giurello. E niente albicocche, pesche, pomodori… o le mandorle per fare il marzapane che ti piace tanto. E persino la tua adorata cioccolata. Senza api, niente cacao o quasi.»
«Sono loro a far nascere tutte queste cose?»
«Non solo loro, anche il vento trasporta il polline, ma sono soprattutto gli insetti, tra cui le api. Immagina se dovessimo far sparire tutti gli insetti che ci danno fastidio. Un po’ è quello che abbiamo fatto, non tu e io, ma tutti gli uomini, con gli insetticidi e gli altri veleni, nel tempo. Per fortuna, da un po’ ci siamo resi conto che gli insetti sono utili, all’ambiente e a noi. Che senza di loro il mondo sarebbe meno vivibile. Forse, senza di loro, non ci saremmo più neanche noi.»
Dafne fece qualche passo in direzione del cespuglio. Lo fissava con attenzione, ma non aveva più l’espressione arrabbiata di prima.
«A cosa pensi?» chiese il nonno.
«Che il braccio non mi fa più male, ma il cioccolato mi piace ancora.»
Il nonno rise. «Interessante questa morale.»
Lo guardò perplessa. «Quale morale? Che vuol dire?»
«Alla fine di un’esperienza nuova, buona o cattiva, si traggono degli insegnamenti. Una morale, come alla fine delle fiabe.»
«Capito. Allora qui la morale è che non è un gran sacrificio stare attenti quando ci avviciniamo a una pianta intorno a cui volano delle api, se in cambio loro ci regalano fragole, ciliegie e cioccolata.»
«Sì, mi sembra una bella morale.»
«A guardarle bene, anche le api sono belle. Posso avere un biscotto al cioccolato?»
Marezia Ori-Elie
Molto graziosa! Complimenti!
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complimenti. Piccola lezione di ecologia.
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