
Matías aveva paura del buio e degli scarafaggi che giravano per casa ogni notte. Anche le formiche, in cerca del cibo, si divertivano a disturbargli il sonno, però almeno avevano la decenza, appena veniva scoperto il loro gioco, di nascondersi subito nelle crepe delle pareti umidicce.
Gli scarafaggi no. La loro missione era una sola: rovinargli la vita. Matías aveva già troppi pensieri. Da una parte i genitori che non vedeva mai perché lavoravano nei campi per un tozzo di pane, dall’altra la casa che ormai andava a pezzi. Trasferirsi altrove, dove sarebbero stati gli unici inquilini, non era possibile.
Se solo fosse stato più coraggioso, avrebbe potuto sbarazzarsi del nemico in una mossa, calpestandolo con la scarpa e cacciandolo via subito, lui e tutta la sua famiglia odiosa, ma purtroppo non lo era. Urgeva trovare presto una soluzione.
Matías passò tre notti insonni a rigirarsi nel letto scomodo, un’occhio chiuso e uno aperto. L’unico pensiero, ormai fisso, lo vedeva in viaggio alla ricerca di un nuovo alloggio. L’aveva immaginato in ogni dettaglio. C’era anche un giardino con i fiori colorati di tutti i tipi e l’erba profumava di fresco. Persino il cielo, di solito grigio, era di un azzurro vivace e il sole splendeva da mattina a sera come i gioielli delle grandi signore.
Il quarto giorno, raccolse quel poco di pane che rimaneva in casa e lo nascose nelle tasche dei pantaloni rattoppati un po’ ovunque. Dopo essersi abbottonato una giacca vecchia e malridotta, chiuse la porta e si mise in cammino. Mancava un mese a Natale e sperava di fare in tempo un bel regalo a mamma e papà.
Non sapeva ancora dove andare, solo che da qualche parte dell’isola avrebbe trovato la casa dei suoi sogni. Una casa solida che sarebbe rimasta in piedi almeno fino al suo settimo compleanno (aveva appena compiuto cinque anni), tinta di un bel colore sgargiante, giallo oppure rosso, bastava che portasse allegria alla sua famiglia. Ne avevano proprio bisogno perché a Natale tutti erano più felici e se lo meritavano anche.
Matías era in viaggio da settimane e della casa sognata nemmeno un’ombra. Solo alberi maestosi dalle chiome scure, qualche nuvola triste e piagnucolona, pochi animali, per di più scoiattoli. Quando, ormai stanco, si afflosciò sull’erba bagnata chiudendo gli occhi, sentì sulla pelle della guancia sinistra un leggero solletico. Senza destarsi dal dormiveglia, si diede una grattatina nel punto in cui sospettava fosse stato punzecchiato da un insetto e si girò sul fianco destro. Pochi istanti più tardi, avvertì di nuovo la stessa sensazione. Un’altra grattatina, un altro tentativo vano di addormentarsi. Il solletico venne ripetuto diverse volte portandolo all’esasperazione.
«Cosa, perbacco, sta succedendo?» gridò alzandosi sui gomiti. Un essere volava intorno alla sua testa, ma non riusciva a metterlo a fuoco.
«Buondì, straniero» disse la farfalla verde con dei puntini viola su entrambe le ali.
«S-a-alve!» replicò Matías stropicciandosi gli occhi.
«Abbiamo sentito, le foglie parlano sai…» sussurrò.
«E anche gli usignoli!» aggiunse la voce squillante di un’altra farfalla, più piccola e dalle ali rosa, che veniva dalla direzione opposta.
«Ne parlano tutti quanti, da queste parti!» canticchiò una terza, leggermente più grande delle altre sorelle e dello stesso colore del sole.
«P-a-p-a-parlano di cosa?» balbettò il bambino.
«Della tua ricerca. È vero o no che stai cercando una casa?» chiese la farfalla verde.
«E-e t-u come lo sai?» si stupì Matías.
«Ma lo sanno tutti ormai!» replicò offesa la farfallina rosa.
«Ma, m-a, i-o n-on ne ho parlato con nessuno!»
«Tu no, ma i tuoi desideri sì!» spiegò il mistero la farfalla gialla prima di posarsi con delicatezza sul suo nasino. Li avevano uditi ancor prima che fosse partito e lo stavano attendendo impazienti di dargli una mano.
«Se sei pronto, possiamo andare subito» disse la sorellina rosa.
«D-ove?»
«Alla tua nuova casa!» replicò la farfalla più grande.
Tutte e tre volteggiarono nell’aria e cominciarono a volare. Erano così veloci che Matías faticava a stare a loro passo. Dopo un po’ le sorelle svoltarono in una viuzza alla fine del quale si ergeva una bella casetta rossa addobbata con le lucine colorate. Appena la vide, Matías spalancò la bocca. Era proprio come se la immaginava. Quando la porta si aprì e sua madre si affacciò a salutarlo, dalla gioia gli scappò un gridolino. Non poteva essere vero! Ma lo era.
Mentre si stringeva ai genitori, iniziò persino a nevicare. Dei fiocchi così grandi e lucenti Matías aveva visto solo nei sogni perché dalle loro parti non nevicava mai, al massimo il cielo diventava grigio e qualche nuvola, per dispetto, si metteva a piangere.
Felice e contento, il bambino ringraziò le tre sorelle che, considerata conclusa la loro missione, lo salutarono con allegria prima di correre a casa e festeggiare insieme un Natale davvero speciale. Un Natale con i fiocchi che aveva regalato a Matías una lezione preziosa: se ci si mette il cuore, l’immaginazione può superare la realtà.
una bella favola natalizia con tanto morale allegata.
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