Un sogno per volare

Anayeli Verónica 20 anni (Messico)

La piccola Hazel osservava il paesaggio fuori dalla sua finestra a forma di piramide: sempre le solite montagne galleggianti, sempre le solite acque cristalline del Paradiso. Il cielo era sempre azzurro, con il sole sempre alto e luminoso. Fece un lungo sospiro: anche se mamma e papà non facevano che ripeterle che non c’era niente di più bello al mondo, lei si era stancata di vedere sempre le stesse cose; soprattutto si era stancata di sentire i propri cugini dire quante invenzioni facevano gli esseri umani, quante varietà di animali c’erano sulla Terra.

Non era giusto! Tutti potevano vedere quelle cose tranne lei! E solo perché non le erano ancora spuntate le ali!

La nonna le aveva spiegato che doveva portare pazienza, che un giorno le sarebbero cresciute anche a lei, doveva solo arrivare il momento giusto. Ma tutte le volte che le chiedeva quando sarebbe stato il momento giusto, la nonna si limitava a un sorriso e le diceva che quando sarebbe stata pronta, Dio gliele avrebbe fatte crescere.

Hazel non riusciva a capire quelle parole: lei era pronta da un pezzo e allora perché Dio non le aveva ancora fatto spuntare le ali? C’era qualcosa che non andava, ma la nonna non le aveva certo potuto dire una bugia: nessun angelo mentiva. Eppure, eccola ancora lì, costretta a restare dentro i confini del Paradiso perché non poteva volare.

Passò tutto il giorno a rimuginare, per l’ennesima volta, sulle parole della nonna, ma l’unica cosa che ottenne fu farsi venire un gran sonno e quindi se ne andò a letto, sperando che una bella dormita le avrebbe portato consiglio.

Hazel vide i suoi cugini partire, come ogni giorno, per la Terra, ma questa volta li avrebbe raggiunti. Ascoltando i loro racconti, aveva reperito tutto il materiale per costruire una di quelle cose che gli umani usavano per volare; se aveva capito bene, si chiamava mongolfiera. Legò la cesta al pallone, poi accese la fiamma che, grazie ai gas prodotti dalla combustione, l’avrebbe gonfiata e fatta volare.

Quando cominciò a staccarsi dal suolo, Hazel ci salì dentro e staccò l’àncora. Con il cuore che batteva a mille e un sorriso che si allargava fino alle orecchie, partì alla volta della Terra. Chissà la faccia che avrebbero fatto mamma e papà quando l’avrebbero vista arrivare!

Fece diminuire la fiamma e la mongolfiera cominciò a scendere. Il cielo cominciò a cambiare: il solito azzurro si trasformò in un blu/violetto che sfumava in un rosa tenue man mano che scendeva di quota. Hazel si guardò attorno a bocca aperta: quello doveva essere il tramonto di cui tanto aveva sentito parlare.

Continuò a scendere e cominciò a incrociare altre mongolfiere. Tante mongolfiere, tutte più grandi di lei; alcune avevano dei galeoni al posto della cesta come la sua. Facendo attenzione a non urtarle, passò in mezzo a loro, ammirando le vele spiegate di quelle navi, i loro alberi slanciati, le loro chiglie possenti.

Il cielo da rosa e violetto si fece dorato. La fiamma della mongolfiera si spense ed essa prese ad aumentare la sua velocità di discesa; Hazel provò piacere nel sentire il vento che le soffiava in faccia e le arruffava i capelli. Guardò in basso e vide una grande distesa bianca: dovevano essere le nuvole. Quando le raggiunse, la mongolfiera si posò sopra di esse.

Dai racconti che aveva sentito, Hazel si era aspettata di attraversarle, ma quando vi mise un piede sopra, si accorse che non sprofondava: le nuvole erano soffici, morbide come un materasso. Camminò un poco su di esse prima di guardarsi attorno: sembravano non avere fine. Poi cominciò a sentire un debole suono: sembrava provenire da sotto di lei. S’inchinò e scostò le morbide nuvole: sotto di esse c’era un liquido trasparente, dalla colorazione argentea, nel quale scorrevano un’infinità di bollicine. Senza pensarci due volte, s’immerse, cominciando a nuotare e a farsi trasportare da una dolce corrente; si mise a ridere quando le bollicine presero a farle il solletico sulle scapole e lungo la schiena. Si spinse sempre più in profondità, cercando di raggiungere il bagliore che vedeva in basso. La luce si fece sempre più forte, facendo brillare le bollicine attorno a lei; allungò una mano, ormai sicura di poterla toccare.

Hazel aprì gli occhi, ritrovandosi a fissare la parete bianca davanti a sé; impiegò qualche secondo per capire che era nella sua cameretta. Sospirò: era stato tutto un sogno. I cieli rosa e viola, le mongolfiere-galeone… non c’era stato nulla di reale. Si stiracchiò scendendo dal letto e intanto ripensava al sogno: poteva ancora sentire il vento sulla pelle, la morbidezza delle nuvole, il solletico sulle scapole delle bollicine. Anzi, ora che ci faceva caso, avvertiva davvero prurito su di esse. Allungò una mano per grattarsi e si bloccò per la sorpresa. Corse davanti allo specchio: davanti a lei c’era una Hazel cui spuntavano due ali più grandi di lei. Ali… le ali che sempre aveva voluto.

Andò alla finestra, l’aprì e si portò sul balcone, salendo sul cornicione. Spiegò le ali come aveva visto fare dai suoi genitori e spiccò il volo per raggiungere quella Terra che tante cose aveva da mostrarle.

Mirco Tondi

Pubblicato da Piccoli Grandi Sognatori

Progetto creativo e dinamico per grandi e piccini. Immagini e parole a servizio della fantasia.

3 pensieri riguardo “Un sogno per volare

    1. Grazie! Sì, siamo stati in una lunga pausa. Il progetto Piccoli Grandi Sognatori è nato durante la pandemia e la ripresa di attività di tutti noi ha influenzato sulla frequenza delle nuove uscite. Siamo alla ricerca di un editore per la raccolta benefica delle storie migliore di questi anni.

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